DESCRIZIONE
E' una delle otto discipline del Viet-Chi System
E' una disciplina specializzata nella pratica di METODI DI RESPIRAZIONE e di sviluppo dell'energia interna utilizzando un lavoro di forza fisica del corpo e della coscienza per uno stato di perfetta consapevolezza e tranquillità .
E' una "via" dell'energia interiore che impiega 5 metodi di respirazione delle 18 tecniche di respirazione potente e 4 forme di movimenti legati alle 4 stagioniIL SIGNIFICATO DELLA PAROLA
Viet = superare, eccellere, arrivare oltre. Popolo vietnamita
Khi = aria, etere, energia interiore, vitalità, potenziale forza elevata
Phap = metodo, modo, principio.
Questa parola è stata creata dal G.M. Phan Hoang da tre parole vietnamite per denominare una disciplina modernizzata che egli fondò decenni fa in armonia con il Vietvodao International (1972) e Viettaichi (1990) e che non è una versione di qualsiasi stile di Chi-Kung, Qi-Gong, Tai-Ji-Quan, Tai-Chi.
LA VIA DEL VIET-KHI PHAP
Il respiro è un'attività essenziale per la vita, tutte le altre attività della nostra vita sono sequenziali all'atto del respiro vitale. Nel Viet-Khi-Phap il modo di respirare deve essere puro, potente, profondo e pacificante, connesso alla volontà di tutte le parti del nostro corpo. Alla mattina, il flusso di energia sorge come il sole ad abbracciare tutto l'universo attraverso i nostri esercizi. Alla sera, come la luna, i nostri esercizi pacificanti ricoprono il mondo con amore e tranquillità. La via del Viet-Khi-Phap è la via della potente vita interiore con la bellezza dei nostri movimenti, facendo diventare le persone normali straordinarie. (traduzione by Sabrina F.)
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PROGETTO BAT LINH
BAT – LINH è una sequenza di otto esercizi di riscaldamento (Gli otto animali favolosi); ciascuno può essere praticato anche indipendentemente, Di seguito l'introduzione di 2 degli 8 animali i cui esercizi sono presentati nel vietchiweb.
IL DRAGO CELESTE - THAN LONG
Al contrario della visione occidentale, la cultura orientale vede il drago come un essere benigno, una creatura seria e potente, simbolo dell’ IMPERATORE.
Protettore delle sorgenti d’acqua e strettamente legato alla pioggia, egli rappresenta il ritmo della vita e, secondo il principio delle 8 direzioni, viene posizionato a SUD, cioè in corrispondenza del CIELO. Spesso, infatti, lo si vede rappresentato con le ali (cielo) e con dei fulmini (pioggia, potere, scintilla vitale)
La sua immagine appare anche in tutte le feste e rituali orientali (ad es. il capodanno) come simbolo ed augurio di fecondità e di rinnovamento.
Consideriamolo ora come primo animale interprete delle nostre pratiche di riscaldamento: procedendo, come di norma, “dall’alto verso il basso”, gli esercizi del drago coinvolgono prevalentemente la testa ed il torace (del resto, ad un “imperatore” non si poteva assegnare che una parte “alta” e “dominante” del corpo!).
IL CAVALLO D’ORO – KIM MA
“L’Uomo sarebbe rimasto uno schiavo se il cavallo non lo avesse reso un Re”
(Elwyn Hartley Edwards)
Il cavallo venne addomesticato in Asia, nelle regioni steppiche centrasiatiche. Il suo uso come animale "domestico" fu quasi da subito collegato in quella realtà anche all'uso bellico, fin dalla protostoria. Sia l'addomesticamento del cavallo (documentato fra i Sumeri già nel III millennio a.C. ma non realizzato da loro) che il suo uso a scopi bellici, sono infatti da collegarsi con la fioritura delle culture nomadi nelle steppe asiatiche. Testimonianze documentali sulle culture nomadi centrasiatiche definite con un termine-contenitore "Scite" ci vengono sia dai poemi omerici che da testi assiri del VII secolo a.C.: una descrizione precisa ne fa Erodoto, che parla chiaramente dei loro arcieri a cavallo.
Nelle antiche tradizioni il cavallo non fu considerato un animale come gli altri e la sua vita - o il suo destino - fu percepita come inseparabile da quella dell'uomo. Ne farebbero testo le usanze, spesso praticate sia dai popoli orientali (Cinesi, Tartari, Mongoli, Persiani) che europei (Vichinghi, Galli e Germani in genere), di seppellire il cavallo insieme al padrone defunto. Tra il cavallo e l'uomo infatti, s'instaura un particolare rapporto di simbiosi, fonte d’armonia o di conflitto.
Esso è un simbolo mitologico e raffigurato con la forza ed il vigore nei I Ching. Rappresenta una energia sempre in movimento capace di creare, ma mostra anche di essere una fonte di distruzione. L’astrologia cinese ha usato il cavallo come segno zodiacale raffigurante la ribellione. Correre sul cavallo con i capelli al vento è segno di libertà, di fuga ma anche di non sottomissione.
A causa della sua potente muscolatura e del suo carattere focoso simboleggia la forza dell’energia pulsionale: pericolosa quando è libera e mossa dai sensi, utile per la realizzazione spirituale quando è controllata e dosata. Domare un cavallo equivale a padroneggiare le pulsioni interiori. È la cavalcatura dei messaggeri divini, dei cavalieri o dei guerrieri spirituali. Ha talvolta una funzione psicopompa, come guida delle anime alla sede ultraterrena.
CURIOSITA’
Il primo monastero buddhista costruito in Cina fu quello di Baima (68 d.C.): secondo la leggenda, nel 64 d.C. l'imperatore cinese Mingdi vide in sogno un uomo d'oro e questa visione lo spinse a mandare suoi inviati in India per raccogliere sutra buddhisti; costoro, nel 67 d.C., caricarono i testi raccolti su un cavallo bianco e, accompagnati da due monaci indiani, tornarono a Luoyang. I due monaci restarono a Luoyang per tradurre i testi in cinese e il monastero prese il nome di "monastero del cavallo bianco", contrassegnato all'ingresso da due cavalli di pietra.
Questa storia riflette un mito assai diffuso in Asia, quello del cavallo bianco di origine solare; presente già nelle culture delle steppe, esso dilaga in Cina, in India, in Iran e da qui nell'Europa attraverso la Grecia: è da questo mito che nasce la scelta di cavalli bianchi per gli eroi mitici, i semidei (come i Dioscuri), i condottieri mitizzati (come Alessandro Magno) e poi tutti i grandi generali (e molti sovrani) della Storia, asiatica ed europea. In India il sacrificio di un cavallo bianco serviva ad assicurare il rapporto col sole e la prosperità del regno; nelle culture delle steppe i guerrieri erano seppelliti assieme ai loro cavalli. Anche il cavallo nero ha una grande importanza simbolica: divenuto spesso simbolo demoniaco in Occidente, in Asia era simbolo di forza e nel Mondo Islamico ritenuto il cavallo da combattimento per eccellenza. Ma in Cina, e soprattutto nelle culture delle steppe, il cavallo nero ha a che fare col mondo degli antenati, secondo concetti di derivazione sciamanica, e con la notte.
La monarca (Danaus lexippus (Linnaeus, 1758)) è una farfalla della famiglia Nymphalidae, nativa dell'America. È probabilmente la
farfalla più conosciuta di tutto il Nord America. La Monarca è
l’“insetto nazionale” degli stati dell’Alabama, Idaho, Illinois eTexas, e la “farfalla
nazionale” del Minnesota, Vermont e West Virginia. Nel 1989 è stata
nominata "insetto nazionale" degli Stati Uniti d’America.
Adulto Il numero delle generazioni annue varia a seconda delle condizioni climatiche.
Ha
una notevole resistenza al volo il che le consente di compiere lunghe
migrazioni. Eccezionalmente un individuo di questa specie ha volato per
2112 km in 46 giorni. Questo favorisce la dispersione della specie, che
occasionalmente è stata rinvenuta anche in zone molto lontane dall'areale
originario.
Le popolazioni del Nord America compiono invece migrazioni periodiche tra le regioni più settentrionali, dove è presente solo nella stagione estiva, e le zone di svernamento. In autunno le farfalle volano verso sud, formando gruppi di migliaia di individui. Quelle degli Stati Uniti occidentali raggiungono alcune zone montuose della California tra San Francisco e Los Angeles, dove trascorrono l’inverno in uno stato di semi-ibernazione aggrappate a decine di migliaia ai tronchi e ai rami degli alberi. Quelle del Canada meridionale e degli Stati Uniti centrali e orientali raggiungono una piccola valle situata in Messico a 3000 m di altitudine, dove durante l’inverno si concentrano oltre 14 milioni di farfalle in un ettaro e mezzo di superficie. Nella primavera successiva, dopo gli accoppiamenti, gli individui di entrambi i sessi iniziano il viaggio di ritorno, durante il quale alcune femmine si fermano a deporre le uova; in alcuni casi è la generazione successiva a completare il viaggio ri-colonizzando le regioni più settentrionali. Le migrazioni a Nord verso il Canada, avvengono in 3 generazioni, il ritorno in Messico avviene invece in un'unica generazione, questo è un raro caso di migrazione in più generazioni.Sia le larve che gli adulti presentano vivaci colorazioni aposematiche, che li difendono dai predatori vertebrati, avvertendoli della presenza di sostanze tossiche (cardenolidi) che li rendono inappetibili. Queste sostanze vengono assimilate durante lo sviluppo larvale dalle specie di Asclepias di cui il bruco si nutre.
Distribuzione e habitat
Alimentazione
NELLA PAGINA VIETCHIWEB TROVERETE TUTTI I TESTI E I VIDEO DEGLI ESERCIZI CHE ABBIAMO IMPARATO.
(Elwyn Hartley Edwards)
Il cavallo venne addomesticato in Asia, nelle regioni steppiche centrasiatiche. Il suo uso come animale "domestico" fu quasi da subito collegato in quella realtà anche all'uso bellico, fin dalla protostoria. Sia l'addomesticamento del cavallo (documentato fra i Sumeri già nel III millennio a.C. ma non realizzato da loro) che il suo uso a scopi bellici, sono infatti da collegarsi con la fioritura delle culture nomadi nelle steppe asiatiche. Testimonianze documentali sulle culture nomadi centrasiatiche definite con un termine-contenitore "Scite" ci vengono sia dai poemi omerici che da testi assiri del VII secolo a.C.: una descrizione precisa ne fa Erodoto, che parla chiaramente dei loro arcieri a cavallo.
Nelle antiche tradizioni il cavallo non fu considerato un animale come gli altri e la sua vita - o il suo destino - fu percepita come inseparabile da quella dell'uomo. Ne farebbero testo le usanze, spesso praticate sia dai popoli orientali (Cinesi, Tartari, Mongoli, Persiani) che europei (Vichinghi, Galli e Germani in genere), di seppellire il cavallo insieme al padrone defunto. Tra il cavallo e l'uomo infatti, s'instaura un particolare rapporto di simbiosi, fonte d’armonia o di conflitto.
Esso è un simbolo mitologico e raffigurato con la forza ed il vigore nei I Ching. Rappresenta una energia sempre in movimento capace di creare, ma mostra anche di essere una fonte di distruzione. L’astrologia cinese ha usato il cavallo come segno zodiacale raffigurante la ribellione. Correre sul cavallo con i capelli al vento è segno di libertà, di fuga ma anche di non sottomissione.
A causa della sua potente muscolatura e del suo carattere focoso simboleggia la forza dell’energia pulsionale: pericolosa quando è libera e mossa dai sensi, utile per la realizzazione spirituale quando è controllata e dosata. Domare un cavallo equivale a padroneggiare le pulsioni interiori. È la cavalcatura dei messaggeri divini, dei cavalieri o dei guerrieri spirituali. Ha talvolta una funzione psicopompa, come guida delle anime alla sede ultraterrena.
CURIOSITA’
Il primo monastero buddhista costruito in Cina fu quello di Baima (68 d.C.): secondo la leggenda, nel 64 d.C. l'imperatore cinese Mingdi vide in sogno un uomo d'oro e questa visione lo spinse a mandare suoi inviati in India per raccogliere sutra buddhisti; costoro, nel 67 d.C., caricarono i testi raccolti su un cavallo bianco e, accompagnati da due monaci indiani, tornarono a Luoyang. I due monaci restarono a Luoyang per tradurre i testi in cinese e il monastero prese il nome di "monastero del cavallo bianco", contrassegnato all'ingresso da due cavalli di pietra.
Questa storia riflette un mito assai diffuso in Asia, quello del cavallo bianco di origine solare; presente già nelle culture delle steppe, esso dilaga in Cina, in India, in Iran e da qui nell'Europa attraverso la Grecia: è da questo mito che nasce la scelta di cavalli bianchi per gli eroi mitici, i semidei (come i Dioscuri), i condottieri mitizzati (come Alessandro Magno) e poi tutti i grandi generali (e molti sovrani) della Storia, asiatica ed europea. In India il sacrificio di un cavallo bianco serviva ad assicurare il rapporto col sole e la prosperità del regno; nelle culture delle steppe i guerrieri erano seppelliti assieme ai loro cavalli. Anche il cavallo nero ha una grande importanza simbolica: divenuto spesso simbolo demoniaco in Occidente, in Asia era simbolo di forza e nel Mondo Islamico ritenuto il cavallo da combattimento per eccellenza. Ma in Cina, e soprattutto nelle culture delle steppe, il cavallo nero ha a che fare col mondo degli antenati, secondo concetti di derivazione sciamanica, e con la notte.
E GLI ALTRI ANIMALI?
LA FENICE CELESTE - THIEN PHUNG, LA SACRA GRU - THANH HAC, IL GRANDE ORSO - DAI HUNG, IL SERPENTE SACRO - THAN XA, LA TIGRE SACRA - THAN HO li trovate nel vietchiweb!
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HO DIEP CONG - LA RESPIRAZIONE DELLA FARFALLA
In palestra abbiamo conosciuto l'origine ed imparato questa tecnica di respirazione. Di seguito aggiungo delle informazioni a conferma di quanto detto.
LA FARFALLA MONARCA - DANAUS
PLEXIPPUS
Adulto Il numero delle generazioni annue varia a seconda delle condizioni climatiche.
Le popolazioni del Nord America compiono invece migrazioni periodiche tra le regioni più settentrionali, dove è presente solo nella stagione estiva, e le zone di svernamento. In autunno le farfalle volano verso sud, formando gruppi di migliaia di individui. Quelle degli Stati Uniti occidentali raggiungono alcune zone montuose della California tra San Francisco e Los Angeles, dove trascorrono l’inverno in uno stato di semi-ibernazione aggrappate a decine di migliaia ai tronchi e ai rami degli alberi. Quelle del Canada meridionale e degli Stati Uniti centrali e orientali raggiungono una piccola valle situata in Messico a 3000 m di altitudine, dove durante l’inverno si concentrano oltre 14 milioni di farfalle in un ettaro e mezzo di superficie. Nella primavera successiva, dopo gli accoppiamenti, gli individui di entrambi i sessi iniziano il viaggio di ritorno, durante il quale alcune femmine si fermano a deporre le uova; in alcuni casi è la generazione successiva a completare il viaggio ri-colonizzando le regioni più settentrionali. Le migrazioni a Nord verso il Canada, avvengono in 3 generazioni, il ritorno in Messico avviene invece in un'unica generazione, questo è un raro caso di migrazione in più generazioni.Sia le larve che gli adulti presentano vivaci colorazioni aposematiche, che li difendono dai predatori vertebrati, avvertendoli della presenza di sostanze tossiche (cardenolidi) che li rendono inappetibili. Queste sostanze vengono assimilate durante lo sviluppo larvale dalle specie di Asclepias di cui il bruco si nutre.
Ha
una vivace livrea arancione con nervature
costali dai
contorni neri e due serie di macchie bianche lungo il bordo delle ali.
L'apertura alare varia dai 7,5 ai 10 cm.
Larva
Il bruco è a strisce nere, gialle e bianche.
Le larve si sviluppano su piante del genere Asclepias e su altre Asclepiadaceae.
Lo sviluppo, dall'uovo all'adulto, si completa in circa 30 giorni.
Migrazioni
e strategie difensive
È
distribuita in quasi tutta l'America, dal Canada meridionale al Rio
delle Amazzoni. A
partire dal diciannovesimo
secolo è
stata trovata anche in Indonesia, in Nuova Zelanda e in Australia, dove è conosciuta come farfalla
migratrice. In Europa è residente nelle isole Canarie e a Madera,
mentre nelle Azzorre, in Portogallo e in Spagna Compaiono occasionalmente individui
migranti.
(tratto da Wikipedia)
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